Lazio

Nel Lazio la diffusione capillare dell’olivo fa sì che la sua presenza caratterizzi larga parte del paesaggio agrario, oltre a rappresentare una voce importante dell’economia agricola regionale. Il suo apporto alla produzione nazionale di olio di oliva la colloca tra le 5 principali regioni italiane.
Ma il tratto distintivo della produzione regionale non consiste tanto nelle quantità, spesso altalenanti tra un’annata e l’altra, quanto nella caratterizzazione dei diversi areali di coltivazione che compongono il mosaico dell’olivicoltura laziale. In particolare, nei differenti ambiti provinciali la presenza di una o più cultivar dominanti, associata alle variabili di natura pedoclimatica, finiscono per determinare le qualità organolettiche dei relativi oli extravergini.

Storia

Le origini dell’olivicoltura laziale si perdono nella notte dei tempi, avendo l’olivo trovato qui l’habitat ideale per clima e orografia. Gli Etruschi piantarono olivi in tutta l’Italia centrale e nella Tuscia in particolare (provincia di Viterbo). I Romani perfezionarono le tecniche di produzione ed estrazione dell’olio, diffondendo la coltura dell’olivo in tutti i territori conquistati. L’importanza del traffico d’olio la troviamo al Testaccio, antico porto fluviale (Emporium) dove giungevano i carichi di anfore che, una volta svuotate, venivano rotte e depositate, in tale quantità da formare una collina detta “monte dei cocci”. Nei secoli bui, l’abbazia di Farfa in Sabina tramandò le tradizioni agricole e oggi il settore olivicolo laziale è particolarmente avanzato.

Dati Tecnici

82mila ettari di superficie olivetata, oltre 127.865 aziende coinvolte e 307 frantoi attivi, sono cifre che attestano l’importanza del settore olivicolo del Lazio. Oggi come allora, sono molte le zone del Lazio vocate a una olivicoltura di qualità, come dimostrato dalla presenza di quattro DOP e 1 recentissima IGP

La DOP Sabina – una delle prime d’Italia – tutela gli oli ottenuti dalle varietà Carboncella, Leccino, Raja, Frantoio, Moraiolo, Olivastrone, Salviana, Olivago, Rosciola per almeno il 75%. Possono, altresì, concorrere olive di altre varietà presenti negli oliveti, fino ad un massimo del 25%. Il Territorio si estende tra le province di Rieti e Roma. In provincia di Rieti tutto o in parte il territorio amministrativo dei seguenti Comuni: Cantalupo in Sabina, Casaprota, Casperia, Castelnuovo di Farfa, Collevecchio, Configni, Cottanello, Fara Sabina, Forano, Frasso Sabino, Magliano Sabina, Mompeo, Montasola, Montebuono, Monteleone Sabino, Montenero Sabino, Montopoli in Sabina, Poggio Catino, Poggio Mirteto, Poggio Moiano, Poggio Nativo, Poggio S. Lorenzo, Roccantica, Salisano, Scandriglia, Selci, Stimigliano, Tarano, Toffia, Torricella, Torri in Sabina, Vacone. In provincia di Roma tutto o in parte il territorio amministrativo dei seguenti Comuni: Guidonia Montecelio, Fonte Nuova, Marcellina, Mentana, Monteflavio, Montelibretti, Monterotondo, Montorio Romano, Moricone, Nerola, Palombara Sabina, Sant’Angelo Romano, San Polo dei Cavalieri (parte), Roma (parte).

L’area di produzione della DOP Tuscia comprende 53 comuni della provincia di Viterbo: Acquapendente, Bagnoregio, Barbarano Romano, Bassano in teverina, Bassano, Romano, Blera, Bolsena, Bomarzo, Calcata, Canepina, Capodimonte, Capranica, Caprarola, Carbognano, Castel S. Elia, Castiglione in Teverina, Celleno, Civita Castellana, Civitella d’Agliano, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Gradoli, Graffignano, Grotte di Castro, Latera, Lubriano, Marta, Montalto di Castro (in parte), Montefiascone, Monteromano, Nepi, Oriolo Romano, Orte, Piansano, Proceno, Ronciglione, S. Lorenzo Nuovo, Soriano nel Cimino, Sutri, Tarquinia, Tuscania (in parte), Valentano, Vallerano, Vasanello, Vejano, Vetralla, Vignanello, Villa S. Giovanni in Tuscia, Viterbo, Vitorchiano. Le varietà ammesse nel disciplinare sono Frantoio, Caninese e Leccino, presenti per almeno il 90%, nei singoli oliveti, da sole o congiuntamente; altre varietà di piante sono ammesse soltanto in una percentuale massima del 10%.

La DOP Canino comprende i comuni di Canino, Arlena, Cellere, Ischia di Castro, Farnese, Tessennano, Tuscania, Montalto di Castro in provincia di Viterbo. Le varietà ammesse nel disciplinare: Caninese e cloni derivati, Leccino, Pendolino, Maurino e Frantoio, presenti negli oliveti da sole o congiuntamente fino al 100%; possono, altresì, concorrere altre varietà presenti negli oliveti in misura non superiore al 5%.

La DOP Colline Pontine comprende tutto o in parte il territorio amministrativo dei seguenti comuni nella provincia di Latina: Aprilia, Bassiano, Campodimele, Castelforte, Cisterna di Latina, Cori, Fondi, Formia, Itri, Lenola, Maenza, Minturno, Monte San Biagio, Norma, Priverno, Prossedi, Roccagorga, Rocca Massima, Roccasecca dei Volsci, Santi Cosma e Damiano, Sermoneta, Sezze, Sonnino, Spigno Saturnia, Terracina. Le varietà ammesse da disciplinare sono l’Itrana dal 50 % al 100%, Frantoio e Leccino, sino al 50 %. Possono altresì essere presenti altre varietà di olive per un massimo del 10 % purché non modifichino le caratteristiche del prodotto.

L’ ”Olio di Roma” IGP. L’areale di produzione dell’Olio di Roma IGP è collocato nel medio versante tirrenico, dagli Appennini fino al litorale, in ambienti prevalentemente collinari tipici dell’habitat dell’olivo. La coltura dell’olivo caratterizza l’intero paesaggio dell’areale, che si distingue anche per la presenza di olivi secolari e di cultivar autoctone. In base alle disposizioni del disciplinare, potrà essere prodotto con olive delle cultivar Itrana, Carboncella, Moraiolo, Caninese, Salviana, Rosciola, Marina, Sirole, Maurino, Pendolino, Frantoio e Leccino usate singolarmente o in maniera congiunta, in quantità pari ad almeno l’80% del totale, integrate con altre varietà iscritte nel Registro nazionale delle varietà di piante da frutto ammesse alla commercializzazione. La zona di produzione comprende i seguenti comuni: Intera provincia di Viterbo; Provincia di Rieti: Collevecchio, Stimigliano, Forano, Selci, Cantalupo in Sabina, Poggio Catino, Fara in Sabina, Castelnuovo di Farfa, Toffia, Salisano, Poggio Nativo, Frasso Sabino, Scandriglia, Orvinio, Mompeo, Casaprota, Poggio San Lorenzo, Monteleone Sabino, Poggio Moiano, Colle di Tora, Montenero Sabino, Montebuono, Tarano, Torri in Sabina, Vacone, Configni, Cottanello, Montasola, Casperia, Roccantica, Torricella in Sabina, Montopoli di Sabina, Magliano Sabina, Poggio Mirteto, Rocca Sinibalda Longone Sabino, Monte San Giovanni in Sabina, Varco Sabino, Belmonte in Sabina, Rieti, Cantalice, Borgo Velino, 2 Antrodoco, Castel Sant’Angelo, Cittaducale, Contigliano, Ascrea, Colli sul Vellino, Vacone, Morro Reatino, Paganico Sabino, Pescorocchiano, Poggio Bustone, Pozzaglia Sabina e Rivodutri; Intera provincia di Roma tranne i comuni di Anzio, Arcinazzo Romano, Allumiere, Camerata Nuova, Colleferro, Jenne, Tolfa, Riofreddo, Santa Marinella, Valmontone, Vallepietra, Vallinfreda, Vivaro Romano Intera provincia di Frosinone tranne i comuni di Acquafondata, Filettino, Trevi nel Lazio e Viticuso; Intera provincia di Latina tranne di comuni di Latina, Pontinia, Sabaudia e San Felice Circeo.

Tutte le province del Lazio sono oggi coinvolte nel rinnovamento della propria tradizione oleicola, cercando opportunità di sviluppo in un mercato che negli ultimi anni, al pari di quanto già avvenuto nel mondo del vino, è finalmente sensibile a valori come la qualità, la riconoscibilità e l’origine.

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